giovedì 27 settembre 2007

La vicenda dello stadio ha assunto, oramai, un significato simbolico che va oltre il contenzioso in sè.

E’ Il simbolo della confusione. E tocca direttamente la politica.

Una politica che ha smarrito la sue ragioni, non diciamo quelle alte, ma quelle più scontate, quelle che dovrebbero indurre i cittadini, sempre e comunque, ad essere parte attiva, consapevole, responsabile di ciò che dovrà essere il luogo del proprio lavoro e dello scambio sociale.

Mettiamola così: è possibile assistere, a Frosinone, a qualcosa che assomigli ad un dibattito aperto, trasparente, fatto di passaggi ragionevoli, ponderati, frutto di contributi decorosi, sullo sviluppo del suo territorio? senza il ricatto delle emozioni occasionali e lontano da un’ idea semi-privatistica della cosa pubblica?

Pensiamo di sì, dobbiamo augurarci di sì.

Vogliamo ricordare che la carta politica del centro-sinistra delle ultime elezioni amministrative portava in cima, ben visibile ,la madre di tutte le “buone pratiche” amministrative: il piano strutturale, cioè l’impegno a disegnare un “progetto” di città, appunto (http://www.marinisindaco.it/programma.html), dentro il quale incardinare, con paziente intelligenza, con giudizio insomma, gli interventi di più forte impatto sociale economico, territoriale.

Dove è finito quell’impegno?

Qui a Frosinone, per quanto ci riguarda, su questa vicenda serissima ma anche un po’ grottesca dello stadio, è in gioco, con disinvolta arroganza, qualcosa di ben più importante di un’alleanza politica (le alleanze nelle amministrazioni locali non sono fedi ma programmi).

E' in gioco la “qualità ” dello sviluppo di questo territorio.

Per capirci, i beni essenziali, materiali e culturali, della civile convivenza.


E’ forse poco per non prenderla seriamente?



Fonte: www.frosinonecalcio.com

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